Lettera aperta inviata con raccomandata A.R. e pubblicata sul sito dell’associazione Primate Denaum  www.primatedenaum.it

 

 

 

On.le Silvio Berlusconi

Presidente

Consiglio dei Ministri

 

On.le Gianfranco Fini

Vicepresidente

Consiglio dei Ministri

 

 

 Egregi Onorevoli Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini la presente lettera nasce da un duplice desiderio. Il primo è quello di poter un giorno (mi auguro non troppo lontano) veder rifiorire la mia amata città, Napoli, e con lei, vedendolo finalmente integrato in una reale unità nazionale, tutto il Mezzogiorno d’Italia di cui per diversi secoli è stata Capitale. Il secondo desiderio è quello di scrollarmi di dosso quel senso di frustrazione per il quale pare che a nulla serva l’impegno personale fino ad oggi profuso a tal fine, le tante denunce fatte (personali, dei mass-media, di professionisti e della gente comune) e gli ormai tanti anni di Commissariamento (la prima ordinanza risale al 1997) ed i tanti fondi profusi. Sono persuaso che la presente rappresenti l’unica azione che oggi sono in grado di poter compiere per dare concretezza a tali desideri e, allo stesso tempo, un fattivo contributo. Un’azione per cercare di risolvere i problemi di Napoli che non sia il solito gridare ed i soliti bla bla bla che, come sempre, a proposito e a sproposito, si levano all’indomani di drammatici eventi quale quello occorso nella giornata di martedì 09/09/2003 dove, una sola ora di pioggia, pur se intensa, ha nuovamente messo in ginocchio la città provocando anche una vittima.

È per questo che chiedo a Loro e, ancor prima, alle Loro segreterie di leggere la presente nella sua interezza (relazione allegata compreso) e quindi, in scienza e coscienza, valutare con serenità se cestinarla, darle un cortese e formale riscontro d’ufficio o valutare le proposte formulate ed assumere le iniziative che ritengano più opportune.

La città di Napoli, oggi più che mai, si trova a vivere un momento estremamente delicato. Ciò è testimoniato dalle tante emergenze che l’attanagliano, molte delle quali hanno richiesto l’intervento del governo. Si ricorda il dissesto idrogeologico, il dissesto ambientale (sono due le aree, Bagnoli e l’area orientale, da bonificare in quanto definite siti inquinati di interesse nazionale) ed il problema dei rifiuti. Tuttavia vi sono problematiche ed emergenze altrettanto importanti che, nella speranza di sbagliarmi, sono convinto non siano state affrontate, dall’amministrazione comunale, in modo tale da potervi dare una concreta e, soprattutto, lungimirante e propositiva risposta. Mi riferisco al problema delle oltre 70.000 pratiche inevase dei condoni edilizi, con il conseguente mancato recupero urbanistico (non da ultimo fogne e strade) degli insediamenti abusivi, ed alla recente approvazione (23/07/2003) della variante urbanistica.

È, come premessa, da tener presente la strategica importanza geopolitica ed economica che nel passato ha assunto e che ancor oggi può assumere la città di Napoli per lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno. Essa, difatti è posta al centro del Mediterraneo con un porto sottoutilizzato ed un’area franca che non è mai partorita (nella variante non se ne parla neanche). Rappresenta un ponte naturale non solo tra il nord ed il sud Italia – essendo anche nodo nevralgico delle principali infrastrutture (quelle poche che ci sono!!!) – ma, grazie alla posizione favorevole del suo porto, tra il nord ed il sud dei paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. Appare, quindi, naturale che quando si decide di ridisegnare una città come Napoli non si possa farlo senza tener conto di queste fondamentali realtà così come delle altrettante importanti citate emergenze nazionali. Bene (si fa per dire!!!) tutto ciò è stato completamente disatteso nella variante approvata lo scorso 23 luglio. E, si badi bene (faccio riferimento al citato senso di frustrazione), nonostante le 24 osservazioni, quasi tutte disattese, elaborate dal sottoscritto – avvalendosi della collaborazione di professori universitari quali il prof. Giuseppe Luongo, Direttore del Dipartimento di geofisica e Vulcanologia della Federico II, ed il prof. Arch. Nicola Pagliara, docente di progettazione architettonica alla Federico II – e depositate regolarmente, in proprio e per conto dell’associazione da me presieduta, presso il comune di Napoli. Osservazioni alle quali, nonostante sia stata fatta ufficiale richiesta, mai è stata data alcuna risposta. Mi preme, relativamente alla variante urbanistica, porre l’attenzione su di un aspetto che ha del grottesco e la cui legalità rimetto alle Loro competenze. Mi riferisco all’aeroporto di Capodichino di cui già nel Piano Regolatore, approvato dal Governo nel 1972, ne era prevista la delocalizzazione. Si ricorda che la variante urbanistica approvata, nasce sotto l’amministrazione Bassolino. Egli stesso l’ha fortemente voluta così come ha voluto, facendosene vanto, che fosse concepita e redatta dalle stesse strutture comunali. Così, in quel periodo, Bassolino da un lato si vantava di una Variante che restituiva a Napoli una cintura di verde, contemplando la delocalizzazione dell’aeroporto, mostrando nei disegni tutta l’area, da questi occupata, in verde. Per contro, però, concludeva l’accordo con la BAA, società inglese, programmando e realizzando l’ampliamento dello stesso aeroporto. Il tutto, ovviamente, contravvenendo agli strumenti urbanistici in vigore (il PRG del 1972). Un altro aspetto incredibile, come già accennato, è come nella variante non si sia tenuto nel debito conto delle dette emergenze, dissesto idrogeologico, dissesto ambientale, abusivismo (condonato e non), così come di potenzialità quali quelle del sottosuolo, dell’area franca ed altre ancora. Incredibile, in particolare, perché a quell’epoca lo stesso Bassolino, così come i sindaci che fino ad oggi lo hanno succeduto, sono stati delegati Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico. E, a tal proposito, desta quantomeno forte perplessità aver letto sul giornale (Il Mattino di Napoli) di ieri, mercoledì 10/09/2003, che il Sindaco di Napoli (che conserva ancora la citata delega commissariale) affermi che le fogne risalgono ai Borboni. Si ricorda (come riportato nell’allegata relazione) che la rete fognaria è stata progettata alla fine del 1800 e realizzata agli inizi del 1900 dal Governo Italiano. Si ricorda anche che essa fu realizzata per far fronte a piogge dall’intensità di 90mm/ora. Relativamente ai Borboni, poi, a giudizio di molti tecnici se a Sarno fossero state attive le vasche da questi progettate e realizzate, probabilmente i danni sarebbero stati notevolmente contenuti.

Come può notarsi le diverse emergenze, sia nazionali che comunali, inevitabilmente interagiscono tra loro richiedendo, per una compiuta risoluzione, che vengano affrontate in modo unitario. Sono convinto che, per molteplici aspetti, il comune non può affrontare da solo quello che uso chiamare il “nuovo risanamento” di Napoli.

Ecco quanto (altro riferimento al senso di frustrazione) proponevo nella relazione consegnata presso la Prefettura di Napoli il 01/02/2002 alla 13A Commissione Ambiente e Territorio del Senato (relazione integralmente allegata alla presente):

Si riporta uno schema delle emergenze, delle realtà in atto a Napoli e che, appunto inevitabilmente interferiscono tra loro.

 

Emergenze in atto

 

Alla luce di tali considerazioni e con l’animo di dare un propositivo contributo di idee perché i problemi su esposti possano finalmente trovare una definitiva ed unitaria soluzione, si ritiene di suggerire la sottoesposta ipotesi di lavoro affinché se ne possa verificare la bontà e la praticabilità.

 

Ipotesi di lavoro

 

1)     Istituzione di una commissione di studio governativa che integri il lavoro del Comitato e, in particolare, compiendo tutte le ricerche necessarie, valuti le reali emergenze della città di Napoli (in particolare, ambientali, idrogeologiche ed urbanistiche) ponendo speciale attenzione alla loro reciproca interferenza. Il lavoro di tale Commissione, che dovrà anche delineare una soluzione unitaria delle emergenze e realtà interferenti individuate, dovrà svolgersi in tempi ragionevoli (non più di sei mesi) e riferire, quindi, al governo.

2)     Realizzazione di una struttura governativa, anche di una Agenzia, che abbia il compito di coordinare gli interventi per il “nuovo risanamento di Napoli”, gestendo o supervisionando tutte le iniziative relative al recupero ambientale (bonifiche), idrogeologico (compreso reti fognare) ed urbanistico (varianti e condono);

 

Una tale soluzione istituirebbe un’unica cabina di regia, composta prevalentemente da tecnici, che finalmente potrà far si che venga data una soluzione unitaria alle diverse emergenze che interagiscono tra loro. E, in particolare, potrà farlo coniugando le esigenze di politica ed interesse nazionale, che attengono non solo alle citate emergenze ma agli stessi interessi del Mezzogiorno, con quelle proprie del comune di Napoli. La presenza a Napoli di una tale agenzia rafforzerebbe anche la presenza del Governo sul territorio scoraggiando ulteriormente qualsiasi tipo di infiltrazione illegale ai diversi livelli.

Ciò che accaduto ieri e quanto sopra esposto dimostrano come quanto da me relazionato e proposto un anno e mezzo fa sia ancora attuale.

Tutto quanto esposto trova forza e sostegno nei dati e nei fatti riportati nell’allegata relazione.

Rimetto tutto alla Loro attenzione affinché ne valutino la bontà decidendo, con quella responsabilità e competenza politica che contraddistingue Le Loro persone, sulla opportunità o meno di prendere in considerazioni le proposte riportate.

Per quanto mi riguarda, ovviamente, rimetto la mia piena e completa disponibilità, sia per ogni ulteriore chiarimento sia per qualsiasi iniziativa tesa a dare soluzione ai citati problemi.

Ringraziando sentitamente per l’attenzione che Loro avranno voluto dedicarmi porgo cordiali saluti

Napoli 11 Settembre 2003

dott. Geologo Francesco Varriale

 

La risposta del Governo

 

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